Gruppo di Protezione Civile della Comunità Montana di Valle Camonica, una bellissima realtà tutta da scoprire.

Oggi vogliamo parlarvi e presentarvi una realtà che abbiamo avuto modo di conoscere e scoprire…

Gruppo di Protezione Civile della Comunità Montana di Valle Camonica, una bellissima realtà tutta da scoprire.

Oggi vogliamo parlarvi e presentarvi una realtà che abbiamo avuto modo di conoscere e scoprire e che ci ha dato l’opportunità di fare quattro chiacchiere: Il Gruppo Intercomunale della Comunità montana G.I.Co.M.

Prima di tutto facciamo una brevissima introduzione: il Gruppo di Protezione Civile della Comunità Montana di Valle Camonica (Provincia di Brescia), denominato Gruppo Intercomunale della Comunità Montana G.I.Co.M., essendo equiparato ad un Gruppo Comunale, è un’organizzazione di diritto pubblico, a differenza di una “classica” Associazione che è un’organizzazione di diritto privato.

L’unico Legale Rappresentante e Responsabile dell’organizzazione è il Presidente della Comunità Montana, che ad oggi è il Dr. Oliviero Valzelli, il quale ha il potere di nominare la figura del coordinatore del Gruppo stesso. Attualmente il coordinatore è il Sig. Roberto Galli, referente che si è gentilmente prestato a rispondere alle nostre domande.

Facciamo un po’ di chiarezza, di cosa si occupa esattamente il gruppo e come si è trasformata nel corso degli anni la vostra organizzazione?

La primaria specializzazione del nostro Gruppo è l’Antincendio Boschivo (A.I.B.) e per questa attività risponde alla Comunità Montana.
Nel corso degli anni la nostra organizzazione è cresciuta molto e si è posta principalmente due grandi obiettivi: il primo riguardante la creazione di una sala operativa con frequenze dedicate, regolarmente rilasciate dal Ministero competente,  in modo che tutte le organizzazioni  A.I.B.  (Gruppi  Comunali e Associazioni) presenti sul territorio della Valle Camonica siano facilmente reperibili per la prevenzione e, in caso di incendio, siano in continuo contatto con la Sala Operativa.
Mentre il secondo obiettivo è stato quello di lavorare e procedere, mediante corsi regolarmente approvati dalla Regione Lombardia, al fine di far nascere un Gruppo Comunale nei Comuni della Valle Camonica non ancora dotati di organizzazione di Protezione Civile.

Quante organizzazioni e quanti volontari operano ad oggi sulla comunità Montana di Valle Camonica?

Oggi sui 40 Comuni di cui si compone la Comunità Montana di Valle Camonica operano 38 organizzazioni A.I.B., che comprendono circa 400 volontari abilitati mediante corsi particolari, organizzati secondo le linee guida del Piano Regionale A.I.B., e sottoposti con regolarità triennale a sorveglianza sanitaria.
Sull’intero territorio è inoltre attiva una Sala Operativa che opera su 5 ponti radio ed è dotata di n° 7 telecamere posizionate in punti strategici della valle.
Per far funzionare una macchina così complessa è fondamentale il ruolo del G.I.Co.M. che ha il compito di  coordinare le organizzazioni di P.C. che operano nel settore A.I.B. e gestire le comunicazioni radio attraverso la sala operativa.

Di cosa si occupa esattamente l’antincendio boschivo?

Come l’attività di Protezione Civile in genere, anche l’antincendio boschivo si occupa:

  1. di previsione (settore di competenza dei Comuni, in quanto il piano comunale di Protezione Civile  deve prevedere i punti critici dove più facilmente si possono verificare incendi boschivi);
  2. di prevenzione (conoscendo il pericolo – già individuato nel piano comunale di P.C. –  si previene per ridurre il rischio e quindi gli eventuali danni). La prevenzione viene effettuata dalla Comunità Montana attraverso il suo Gruppo che coordina le organizzazioni A.I.B. presenti sul territorio.   
  3. Di lotta attiva contro gli incendi boschivi.

In particolare, durante il periodo di grave pericolo di incendi boschivi (periodo annualmente comunicato dalla Regione Lombardia, che va mediamente da  Dicembre ad Aprile) il sabato e la domenica pomeriggio sono in sorveglianza, operative sul territorio, sempre in contatto con la sala operativa gestita dal G.I.Co.M.,  10 organizzazioni, ognuna composta da un Capo Squadra e 3 Volontari, le quali verificano ogni presenza di fumo e sono pronte ad intervenire in caso di pericolo. 

Inutile dire che la stessa presenza sul territorio di 40 volontari A.I.B.  è un deterrente non da poco per i malintenzionati.

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Cosa succede, operativamente, quando si verifica un incendio?

In caso di incendio boschivo la Comunità Montana ha il compito di attivare il Direttore delle Operazioni di Spegnimento (DOS), nel caso in cui non fosse ancora stato attivato dalla sala operativa della Regione Lombardia (SOR) o non fosse ancora sul luogo dell’incendio, oppure su richiesta del DOS, si occupa di far intervenire le squadre ritenute necessarie.
Queste, attraverso i loro Capi Squadra, sono in collegamento con il Coordinatore del G.I.Co.M. o un suo delegato che opera accanto al DOS.

E però sempre compito del DOS richiedere alla Sala Operativa l’intervento dell’elicottero o del Canadair.

Che tipo di formazione fate ai vostri volontari?

La Comunità Montana di Valle Camonica ritiene fondamentale che tutti i soggetti che operano in campo A.I.B. siano adeguatamente formati e informati circa:
– le misure di sicurezza da adottare negli interventi di spegnimento,
– le indicazioni per il corretto utilizzo dei dispositivi di protezione individuali (DPI),
– le indicazioni sulla corretta applicazione delle procedure da attuare sull’incendio boschivo.

Per questo, periodicamente, si tengono giornate di aggiornamento e esercitazioni pratiche.

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Quali sono state le esperienze più significative?

Due le esperienze più significative dell’anno in corso.

Un incendio in Comune di Corteno Golgi (località Galleno) che ha interessato anche la vicina Valtellina, della durata di due giornate, che ha visto coinvolte a turno una decina di squadre.

Un incendio in Comune di Bienno (Località Campolaro), che ha bruciato circa 300 ettari, della durata di quattro giornate, che ha visto coinvolte una quindicina di squadre.

Sono stati due incendi dolosi, la cui criticità maggiore per gli operatori è stato il freddo: si lavorava ad una temperatura di 10/12 gradi sottozero con l’acqua che ghiacciava continuamente, per cui  si è dovuto ricorrere ad accorgimenti particolari.